RASSEGNA STAMPA

Lo que puede reprocharse de esta velada fue la llamativa heterogeneidad del programa. En séptima función de abono de la temporada de Nuova Harmonia, el jueves se presentaron nuevamente en el Coliseo "I Solisti di Pavia" (la anterior visita fue en 2006), conducidos por su director-fundador, Enrico Dindo, y brindaron un concierto sin duda interesante, aunque con altibajos producto de la elección de un repertorio notablemente variado.


Cellista sobresaliente 
Cabe aclarar desde ya que la agrupación peninsular es en realidad un conjunto de trece atildadas cuerdas, cuya función principal consiste en servir de marco a un solista de cello. Discípulo de Janigro y ponderado por Rostropovich, Dindo se manejó en la ocasión con remarcable solvencia. Su arco, fluido, vibrante, generó notas redondas y netas, de vibrante tersura, siempre cálidas en todo el espectro de una amplia tesitura (no hubo a lo largo de toda la noche un solo sonido áspero). 


Además de ello, y de la elegancia y elocuencia de su legato, el maestro torinés acreditó prominente destreza técnica, lo que le permitió deslizarse por escalas y "staccati", síncopas y veloces dobles cuerdas, trémolos, fiorituras y gradaciones con formidable naturalidad (un Rossini semi desconocido, y el hijo de Bach). 


Una joya
El organismo italiano tradujo asimismo con equilibrio y esmerada corrección (sin ir más allá) la encantadora Tercera Suite de las "Antiguas Arias y Danzas para laúd", de Respighi (con meritorio desempeño de las violistas Clara García Barrientos y Elena Confortini), y una lamentación fúnebre de escasa difusión: "Crisantemos", de Giacomo Puccini.


Pero tal vez el punto más alto de la jornada tuvo lugar en su cierre. Es que la versión de "Le Grand Tango" (1990), creación virtualmente póstuma de Piazzolla, sorprendió por la perfecta interrelación entre el violoncellista y el grupo, y su exacta cuadratura (fue fundamental al aporte del contrabajista Daniele Rosi). Plena de elaboraciones armónicas muy trabajadas, vigorosa en su rítmica, melódica (con un melodismo basado por lo general en el encadenamiento de acordes), de dinámica difícil, la ejecución de los músicos italianos impresionó verdaderamente por su ajuste y un fraseo que no exhibieron la más mínima fisura.

 

 

Carlos Ernesto Ure

Dvorak Cello Concerto - Orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia, Juraj Valcuha, conductor

...l'altra sera Dindo nel suonare Dvorak, era avvinto con un abbraccio di rara intensità. Ed ha espresso un canto baritonale fervido e pastoso, un fraseggio morbidissimo e una naturale varietà timbrica non solamente nel movimento centrale, forse il più ispirato, o nel trascinante rondò conclusivo.
.......
Ai consensi reiterati e clamorosi del pubblico Dindo ha risposto con un fuori programma assai singolare, preparato con il direttore, suonando "Il silenzio del bosco" una pagina di Dvorak intrisa di lirica, sognante nostalgia.

 

Luigi Bellingardi

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Schumann Cello Concerto, Gewandhausorchester, Riccardo Chailly conductor

Chailly si è preoccupato di dare nuova linfa anche a questa orchestra fondamentalmente tedesca e di questo la musica di Schumann se ne è avvantaggiata, e quando il solista del concerto per violoncello è un conterraneo, il vantaggio è doppio: non abbiamo mai ascoltato questo concerto, così spesso suonato negli ultimi tempi, così cantabile, così raffinato anche nella mescolanza dei colori, come nell’esecuzione di Enrico Dindo

 

 

Fritz Scahub

Shostakovic Cello Concerto n°2, Gøteborg Symphony Orchestra, Gianandrea Noseda conductor

“Sometimes one is lucky enough to be part of a special kind of force that makes music fly, with the playing moving towards higher layers of air. On this occasion it occurs in Enrico Dindo’s brilliant reading of Shostakovich’s Cello Concerto.” [No. 2 Op. 126]
…in a fascinating way, Dindo emphasizes the music’s physical properties. The playing is extraordinary fine, with an astonishing clarity to the sound, and every now and then the music gets astonishingly close to György Kurtág’s reduced compositions.”

 

 

Magnus Haglund

Prokofiev Sinfonia Concertante, Toronto Symphony, Peter Oundjan conductor

After wowing us two seasons ago in two concertos by Dmitri Shostakovich, 40-something Italian cellist Enrico Dindo is back with a seldom-heard late work of Sergei Prokofiev's, the 1952 Sinfonia Concertante for Cello and Orchestra. 
This dazzling mix of mechanistic technical fireworks and arcing, teasing melodies that constantly threaten to erupt from its depths, give both the soloist and the orchestra multiple opportunities to show what they're made of. 
Dindo's playing was nothing short of breathtaking, as he switched moods with ease, embracing every phrase or jagged run of notes as if it was going to be his last.

 

John Terauds

Schumann Cello Concerto, Gewandhausorchester, Riccardo Chailly conductor

Schumann, il visionario, il passionale, colui che ha sempre assunto rischi nella ricerca della musica del futuro , partendo dalla tradizione, come nel suo meraviglioso concerto per violoncello....
A questo risultato perviene anche un prodigioso violoncellista come Enrico Dindo. il cui suono è così leggero e cantabile che è difficile distinguere la linea di divisione tra il suo pianissimo e il silenzio. Egli evidenzia splendidi dettagli, come la melodia, il suono, le trasparenze, attraverso un lungo respiro di bel canto riuscendo persino a riempire alcuni vuoti della partitura.
Il suo Bach, offerto come bis, si lascia fluire e cantare, concedendosi con naturale semplicità alla melodia che appartiene a tutta la struttura.
Con uguale bellezza, Chailly ha accompagnato il canto di Dindo e non possiamo nascondere la tensione che si è mantenuta (tesa come un arco) per tutti i 20 minuti di musica che Schumann ci ha donato scrivendola in due settimane.

 

Peter Korfmacher

Shostakovic Cello Concerto n°1, Swedish Radio Orchestra, Gianandrea Noseda conductor

The Italian cellist Enrico Dindo might not be one of the more well-known cello divas of today, but he did a masterful performance in
Shostakovich's first cello concerto, where he combined discipline with great expression in his play.

The first and last movements were played virtuously, even finer was perhaps the moderato where he was complemented by the exquisite sounds of orchestral strings, and the third movement, which consists of one long solo cadenza. More exquisite cello playing was given in the encore, the prelude to Bach's first solo cello suite

 

Lars Hedblad

Prokofiev Sinfonia concertante, Toronto Symphony Orchestra, Peter Oundjan conductor

The 43-year-old Italian cellist Enrico Dindo, who played it Wednesday (and Thursday) with the Toronto Symphony Orchestra, came close to providing the redemptive qualities Rostropovich brought to this music. Dindo has a real stage presence, Vesuvian energy, and all the technical strength and freedom to revel in his role. His sense of the work's lyricism is genuine and unfettered. His handling of its virtuoso passages is accurate, gossamer and easy. He plays his 1717 Rogeri cello as delicately as if it were a violin. 
But were the relative rarity of the work and the advantage of all Dindo's remarkable attributes enough to turn Prokofiev's Sinfonia concertante into the exciting experience we all wish it to be? Nearly, but not quite. The score itself remains dour and cumbersome.

 

Ken Winters

Haydn Cello Concerto in C, Respighi Adagio con variazioni, Cincinnati Symphony Orchestra, William Eddins conductor

A volte un artista appare dal nulla e suona in un modo così superbo che inaspettatamente ti sconvolge. Questo è il caso di venerdì sera, quando il violoncellista italiano Enrico Dindo era di scena sul palco della Cincinnati Symphony Orchestra ed ha fatto rimanere a bocca aperta con il Concerto per violoncello in Do maggiore di Haydn.
...
Mentre suonava, prima Haydn e poi “Adagio e Variazioni” di Respighi, il suo viso era espressivo come la sua musica: entrambi comunicavano gioia pura e assoluta. Se solo tutti i musicisti comunicassero con il cuore e con l’anima!
Nel Concerto in Do maggiore di Haydn, si rimaneva colpiti immediatamente dalla facilità, dalla bellezza e dalla leggerezza del suo modo di suonare. Ha suonato le scale tutto d’un fiato, come dei glissando, e i virtuosismi apparivano suonati senza nessuno sforzo. Il suono era estremamente preciso, ma il suo fraseggio sorrideva con affetto.
Il movimento lento era lirico e profondamente interiore, con una cadenza sfavillante. Il finale era un’impresa di velocità e spontaneità che toglievano il fiato, senza mai però sacrificare lo stile classico.
...
“Adagio e variazioni” di Respighi, anch’esso una prima esecuzione dell’orchestra, ha offerto l’opportunità di sentire Dindo che proietta un suono più pieno e una linea magnificamente ombreggiata e scorrevole. Questo brano è molto più fantasioso del tema con variazioni, con un bel assolo di corno inglese (suonato molto bene da Christopher Philpotts) e arpeggi per l’arpa.
Qua il violoncellista ha scelto un gran vibrato per un suono specialmente profondo. E’ stato uno dei pezzi più incantevoli che avessi mai sentito.

 

Janelle Gelfand

Shostakovic Cello Concerto n°2 op. 126, Orchestra del Teatro Carlo Felice di Genova, Karen Durgaryan conductor

...Opera di raffinata concezione, di gusto quasi cameristico nel trattamento dell'orchestra con una scrittura solistica sospesa in un delicato intimismo non distaccato da un elegante senso di ironia.
Elementi tutti straordinariamente presenti nella lettura di Enrico Dindo: intonazione perfetta, un'ampia gamma di sonorità, fraseggio composto, una esecuzione essenziale ed impeccabile.

 

r.i.

Dvorak Cello Concerto op. 104, Janacek Philarmonic Orchestra, Theodore Kuchar conductor

...Tutt’altra musica per quell’autentica disinvolta sofisticazione del Concerto per violoncello e orchestra in si minore op. 104 di Dvorak in cui il pubblico si è raccolto, con silenzio estasiato, attorno ad uno dei migliori violoncellisti dei nostri tempi.

La cantabilità emozionante, la cavata piena eppure elegantissima alleggerita con suprema maestria, l’energia inestricabile dal pathos, il virtuosismo sorprendente e mai istrionico di Enrico Dindo sono punto di riferimento, come il calore del suo personalissimo timbro e la competenza tecnica assoluta eppure considerata solo uno strumento da offrire con dedizione all’impeccabile cura della frase.

E per alcuni istanti, per suo tramite, anche l’orchestra si è volenterosamente innalzata a ben altri piani interpretativi, accomunandosi al pubblico per la meritata ovazione e riceverne in ricompensa il magnetismo vellutato della Sarabanda in sol maggiore di Bach.

 

Claudia Paparella

Ciaikovsky Variazioni Rococò, Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, Daniele Gatti conductor

Il concerto si apre con l’Ouverture-Fantasia dal Romeo e Giulietta e le terribili (tecnicamente) Variazioni Rococò il cui violoncello solista, Enrico Dindo interpreta con magistrale bravura, suono rotondo ed una encomiabile generosità tanto da guadagnarsi un lungo e caloroso plauso da parte del pubblico al quale ha offerto un bis bachiano che Dindo dedica a Franco Rossi «la voce di violoncello più bella della storia della musica», scomparso qualche giorno fa.
...Un interprete vero, una personalità forte quella di Dindo che si incontra con quella di Gatti un altro musicista ricco di idee definite anche radicali a volte, ma interessanti, e insieme vivificano di tanti colori il brano.

 

Giulia Bassi

Dvorak Cello Concerto op. 104, Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, Dimitrij Kitaenko conductor

Un bel modo di affermare la cantabilità del violoncello, la sua personalità affettuosa, in contrapposizione con l'idea di farne un personaggio sinfonico, aggressivo, e istrionico...
Così, ascoltare il concerto di Dvorak è stato un piacere....
...Dindo non perdeva occasione per raccogliere il canto, stirarlo in frasi di struggente intensità, ombreggiarlo nel chiaroscuro di una cavata leggera, non troppo sonora, ma ricca di poesia.

 

Paolo Gallarati

...Quando il 41enne Violoncellista italiano Enrico Dindo ha finito la sua fenomenale interpretazione del Primo Concerto per Violoncello il pubblico, specialmente i giovani della balconata, ha esultato gridando “bravo”. Ed a ragione anche.
...Dindo, un violoncellista la cui fama non è ancora alle stelle da questa parte dell’Atlantico, merita di essere annoverato fra i migliori. Egli è allo stesso tempo audace e raffinato, vigoroso e delicato. Ha colmato il concerto con un’appassionante perfezione.
...Il concerto, chiaramente, non ha avuto segreti per Dindo, che ha suonato mettendo in pieno risalto la tagliente ironia del lavoro, così come gli incanti puramente musicali.

Sostakovic - Celloconcerto n°1 op. 107
Toronto Symphony Orchestra
Peter Oundjian, direttore

 

Ken Winters